di Guido Andrea Pautasso
E state 2025. Il clamore mediatico suscitato dalla riapertura del caso dell'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco sembra mettere in secondo piano il tragico anniversario dell'ultimo efferato omicidio commesso, quarant'anni fa, dal Mostro di Firenze. Per i crimini delle campagne fiorentine e per diversi altri delitti irrisolti e tristemente noti all'opinione pubblica, si cerca da tempo una soluzione: la più inquietante sembrerebbe essere quella di collegare le violenze a rituali compiuti da un maniaco o commessi per ordine di squilibrati membri di una fantomatica setta, o portati a termine da esecutori che ubbidiscono a committenti altolocati che perseguono la destabilizzazione dell'ordine pubblico.
Seguendo le tracce della letteratura definita mostrologica è possibile ricostruire un filone mortifero che ha la sua origine nei delitti commessi a Londra, nel 1888, dal killer seriale Jack The Ripper noto come Jack Lo Squartatore. Il percorso sembra snodarsi dall'Ottocento sino al Ventesimo secolo, spingendosi anche oltre ai massacri compiuti in Italia dal Mostro di Firenze, autore di otto duplici omicidi commessi sulle colline fiorentine tra il 1968 e il 1985. I loro crimini sono stati i primi a essere classificati come delitti di marca esoterica e, nonostante la distanza di tempo che separa i due assassini, sono stati individuati diversi pattern comuni che evidenziano una matrice occultista fondata su rituali presenti in grimorii di antiche sette esoteriche.
Abbandonando le ricerche che sfociano nell'assurdo, come l'associare la figura del Mostro di Firenze a quella del mitico Dracula, gli investigatori specializzati in cult murder hanno concluso che le efferatezze compiute post mortem rivelano gesti rituali che escludono l'atto sessuale ma sono caratterizzati da asportazioni ed escissioni per ottenere da un individuo organi umani da impiegare nella preparazione di pozioni da usare in pratiche magiche-curative trasformando l'omicidio in un momento magico: attraverso i feticci si materializza una sorta di virtù soprannaturale con la quale l'assassino si auto-deifica o si rende immortale.
Pratiche omicidiarie rituali sono apparse anche in casi più recenti: il gruppo Ludwig purificava la collettività con l'eliminazione fisica di individui ritenuti inferiori; Donato Bilancia uccideva sostenendo di essere guidato da forze superiori invisibili; il bambino Samuele Lorenzi a Cogne sembra essere stato sacrificato in nome di Satana, così come per il Demonio commettevano omicidi le Bestie di Satana; mentre nel caso del delitto di via Poma, ad Avetrana e a Chignolo d'Isola, i corpi delle giovani vittime, Simonetta Cesaroni, Yara Gambirasio e Sarah Scazzi, presentano tracce che rimandano a riti pagani. Tuttavia la natura occultista degli omicidi è stata scartata nelle sedi processuali ascrivendo i crimini rituali a domestic killing, al mondo della pedofilia o in quanto frutto della cultura contadina.
Al di là dell'ipotesi che il Mostro potesse essere un Mago, se Jack lo Squartatore ispirò il pittore Walter Richard Sickert, nelle mise-en-scène del Mostro di Firenze gli inquirenti sostennero che si appalesavano particolari che sembravano avere anche un risvolto estetico avvicinando l'omicidio alle Belle Arti. Il commissario Ruggero Perugini ipotizzò che il Mostro dimostrasse un'innata attenzione per le opere d'arte e in un assassinio sembrò addirittura voler replicare un particolare della Primavera di Sandro Botticelli. Perugini pensò che il Mostro potesse essere un pittore dalla "bella mano, ferma e precisa" anche quando sparava e asportava i feticci. Vennero quindi indagati come artisti-criminali Pietro Pacciani, lo svizzero Jean Claude Falbriard, Francesco Calamandrei e Achille Sertoli: tutti appassionati di pittura e tutti assolti, tranne Pacciani.
Mentre gli inquirenti si rivolgevano a medium e sensitivi, nell'opinione pubblica si andò configurando dapprima l'ipotesi di una setta di artisti che ordinava i delitti per produrre con i feticci le opere del Mostro, poi si parlò di una Schola esoterica che avrebbe usato i trofei per curare la pazzia o di un Mago che cercava di riportare in vita i morti. Tra i suoi membri vennero fatti i nomi di Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Pacciani: tre voyeur, a Firenze chiamati indiani, divenuti famosi come Compagni di merende, nome tragicamente spiritoso che evocava i frequentatori dei Déjeuner sur l'herbe dipinti da Monet, mentre in realtà erano criminali recidivi e pervertiti che mescolavano basso esoterismo e sesso osservato. Agli inquirenti Pacciani sembrò essere l'adepto-criminale perfetto: era violento, ossessionato dalla pornografia e a casa sua tra i reperti vennero rivenuti diversi testi e scritti che si rifacevano alla Magia nera. Gli fu riconosciuta anche una particolare dote artistica, segno di una personalità grezza, ma non elementare. Un quadro appeso in salotto sembrò dare una svolta alle indagini con l'individuazione del dipinto intitolato con uno strafalcione Un sogno di fatascienza. Inizialmente valutato come opera di Pacciani, il quadro era la manipolazione di un'opera artistica effettuata su Il cammino del generale della morte del pittore cileno Christian Olivares, che lo dipinse a Bologna negli anni Settanta, quando era in fuga dalla dittatura di Pinochet. La reinterpretazione lasciò ipotizzare la volontà di rappresentare in maniera criptica i crimini dei delitti del Mostro, anzi, fu considerata la prova schiacciante della sua colpevolezza. In difesa di Pacciani intervenne persino il critico d'arte Vittorio Sgarbi, che bollò come "incompetenti" quanti si erano dilettati nell'esegesi psicologica del quadro senza accorgersi che il dipinto non era dell'indagato, ma una libera interpretazione, frutto di mere suggestioni.
L'enigmatica figura del Mostro di Firenze, caso unico nella storia della criminologia italiana, suscitò in modo inevitabile la curiosità di scrittori e romanzieri ma anche del mondo dei fumetti (emblematico il caso di Andrea Pazienza), del cinema e della televisione.
Diversi registi, tra cui Dario Argento, Marco Bellocchio, Carlo Lizzani e in ultimo Stefano Sollima, sono stati attratti dall'idea di girare film sul Mostro, mentre altri come Pupi Avati lo hanno trasformato in un protagonista occulto nella serie tv Voci notturne; così come in televisione i delitti fiorentini sono diventati protagonisti di fiction ma soprattutto di trasmissioni dedicate ai crimini violenti. Il primo a mostrare alla televisione generalista gli orrori commessi dal Mostro fu Maurizio Costanzo nello speciale Morti per amore. Il Mostro di Scandicci ma l'apice venne raggiunto da Valerio Riva quando a Oggi e domani invitò l'assassino a presentarsi davanti alle telecamere con la frase: "Questa sedia vuota è per il Mostro".
Gli omicidi dalla natura irrazionale e che intrecciano sesso, sadismo, esoterismo e morte, potrebbero essere considerati la prova dell'esistenza di una possibile Strategia della paura, messa in atto per spaventare le collettività.
In molti casi irrisolti esiste sempre una storia che ha dell'incredibile, che affiora dal lato oscuro delle leggende metropolitane, dal profondo degli incubi che, si sa, hanno comunque un fondo di verità. Probabilmente misteriosi assassini maniacali e psicopatici sono riusciti a prendersi gioco della polizia per decenni e a terrorizzare la gente comune con crimini stregoneschi e spaventosi. Con le loro imprese mostruose sono riusciti a far credere di aver avuto come spirito guida la Magia, seminando attorno a sé una costellazione di violenza, perversioni e, soprattutto, lasciandosi alle spalle una riga di sangue che sembra collegarli tutti misteriosamente: una traccia che ha dell'inspiegabile, forse spiegabile soltanto tramite la fascinazione per il Male, il mistero e l'occulto. L'enigma del Mostro oggi fa ancora paura e come ha scritto il commissario Michele Giuttari, che ha sempre sostenuto l'ipotesi di un movente esoterico per i delitti commessi nelle campagne fiorentine, "anche la morte è un segno particolare".