Diario di bordo. Global Sumud Flotilla. Barca a vela «Gaza mia». Giorno di navigazione: 18.
Obiettivo: portare aiuto alla popolazione palestinese. Qui spira un afflato umanitario di tramontana che è un piacere: tutti ci ripetiamo che stiamo facendo una cosa bellissima. Ma i miei – che non erano neanche d’accordo che partissi con ’sta banda di scappati di casa - ieri su WhatsApp mi hanno scritto «Tutte le cose belle prima o poi finiscono. Adesso torna a casa che tra poco iniziano i corsi in Statale». Hanno ragione.
Anche perché è diventata una missione Brancaleone. Fra brutto tempo, ritardi, censure, quel cretino che ha sparato un razzo sulla vela, quell’altra, la Greta, simpatica neh, ma continua «Buon vento!, Buon vento!». Buon vento un cazzo, intanto lei si è già dimessa dal direttivo.
Adesso siamo qui in rada a Portopalo. Quasi mi faccio dare uno strappo da una tizia fino a Catania e prendo un volo per Milano, che poi domenica c’è anche Inter -Sassuolo. Basta che non venga dietro quello di Fanpage, Saverio qualcosa, uno scassacazzi che non ti dico... E poi tutto il circo che hanno messo su: i balli, le dirette Instagram, i selfie con le kefiah... Dicono che stanno già pensando a una serie Netflix, In alto mare. Buoni quelli. No davvero, io mollo. Scusate, l’uscita è stata simpatica, ma tra un po’ è finita l’estate e inizia a fare freschino.
Dai, teniamoci in contatto. Magari ’sto inverno ci facciamo una pizzata antifascista.