Almasri, sì della Giunta. Prove di scudo per l'indagata Bartolozzi

Scritto il 19/09/2025
da Lodovica Bulian

Ok per la richiesta di chiarimenti alla Procura di Roma. L'idea di estendere le tutele anche alla capo di gabinetto

La partita per blindare il capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, estenderle lo scudo ministeriale e sottrarla così alla giustizia ordinaria sul caso Almasri, è iniziata.

Ieri la giunta per le autorizzazioni della Camera ha approvato, senza il voto delle opposizioni, la richiesta della maggioranza di inviare alla Procura di Roma, che indaga la dirigente per false dichiarazioni, un'istanza di chiarimenti sulla sua posizione. Il centrodestra vuole gli atti sulla base dei quali la capo di gabinetto è stata iscritta sul registro degli indagati, a seguito della trasmissione del fascicolo da parte del Tribunale dei ministri, che chiede di processare a vario titolo per favoreggiamento omissione d'atti d'ufficio e peculato, Nordio, Piantedosi e Mantovano per il rimpatrio del cittadino libico. L'obiettivo della maggioranza è dimostrare che il reato di cui è accusata Bartolozzi è connesso a quelli contestati a Nordio e Piantedosi, e che dunque l'autorità giudiziaria deve passare per una richiesta di autorizzazione a procedere al Parlamento.

Per questo oltre che alla Procura di Roma la giunta ha chiesto di avviare un'interlocuzione anche con lo stesso Tribunale dei ministri che ha ritenuto di separare la posizione di Bartolozzi, essendo priva di carica politica, e di segnalarne la testimonianza bollata come "mendace" ai pm. Sollecitando di fatto l'indagine. Il centrodestra invece sottolinea come nella stessa richiesta di autorizzazione a procedere il ruolo della dirigente nella vicenda Almasri venga definito "centrale" e dunque di per sé connesso a quello dei ministri. Lo stesso Nordio ha ribadito l'esistenza di "un nesso teleologico", che si verifica "quando si commette un reato per occultarne un altro". Infatti, nella richiesta alla Giunta firmata dalla maggioranza si legge che le presunte dichiarazioni "mendaci" di Bartolozzi "sarebbero state rese al fine di occultare i reati ascritti al ministro della Giustizia. Se così è, ci si troverebbe di fronte ad una ipotesi di connessione tra il delitto contestato a Bartolozzi e quelli contestati a Nordio". Così come per il sottosegretario Mantovano, accusato di peculato, in concorso con Piantedosi, che per legge ha le stesse tutele del ministro. Secondo il centrodestra, anche Bartolozzi "potenzialmente, potrebbe rivestire il ruolo di co-indagato laico". Sono mosse propedeutiche per arrivare a chiedere all'ufficio di presidenza della Camera di sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta. Resta lo scontro con l'opposizione. Per la dem Antonella Forattini c'è "un'ostinazione incomprensibile e pericolosa nel voler insabbiare e bloccare tutto, impedendo alla giustizia di fare il proprio corso". Non c'è alcun "intento dilatorio né lesa maestà nei confronti dei pm - spiega il capogruppo di Fdi Dario Maia - l'obiettivo è difendere le prerogative del Parlamento e comprendere se ci sono i presupposti per procedere nei confronti di Bartolozzi per un reato ministeriale o per un reato ordinario". Il caso della dirigente in ogni caso non rallenta la procedura sui ministri. La Giunta per le autorizzazioni potrebbe votare il 30 settembre. E portare in Aula la richiesta del Tribunale i primi di ottobre.