Ogni elezione non è mai un punto di partenza assoluto, ma il risultato di una traiettoria che si costruisce nel tempo. La tabella dei flussi elettorali, elaborata sulla base di un'indagine demoscopica effettuata per Il Giornale dall'Istituto Noto Sondaggi, racconta in maniera chiara quali partiti riescono a consolidare il proprio consenso, quali lo perdono per strada e, soprattutto, come si ridisegna l'arco delle appartenenze politiche in vista della madre di tutte le battaglie, cioè le elezioni politiche previste nel 2027.
La fedeltà dell'elettorato La prima domanda che sorge spontanea è: quanti elettori restano fedeli al proprio partito? La risposta varia molto da formazione a formazione. La lista che mostra la fedeltà più alta è Fratelli d'Italia: il 77% degli elettori del 2022 conferma l'intenzione di votare ancora Giorgia Meloni. È un dato imponente, che testimonia come il partito della premier abbia consolidato un rapporto forte con la propria base. Certo, non mancano defezioni: una quota si dichiara oggi indecisa o si sposta verso l'astensione, ma la maggioranza resta ancorata al partito.
Un po' diversa la situazione degli alleati. La Lega, pur mantenendo una parte consistente dei propri elettori (72%), registra lievi perdite sia verso Fratelli d'Italia sia verso l'astensione. Lo stesso vale per Forza Italia, che mostra una fedeltà interna molto più fragile (62%): solo una parte dei votanti 2022 conferma quindi il voto, mentre molti guardano a FdI o scelgono l'astensione.
Nel centrosinistra, il Partito Democratico mantiene una buona tenuta (71%) mentre AVS mostra un livello di fedeltà più basso (64%,). Diversa la dinamica del Movimento 5 Stelle: qui la fedeltà è forte (73%), ma non assoluta. Il M5S conserva la gran parte del suo elettorato, ma paga un prezzo in termini di indecisione e di defezioni verso l'astensione.
Il quadro complessivo ci dice che, sebbene il sistema politico italiano sia tradizionalmente mobile, una larga parte dell'elettorato continua a mostrare un attaccamento di medio periodo al proprio partito di riferimento.
Il travaso interno al centrodestra Uno dei fenomeni più evidenti è il movimento interno all'area del centrodestra. Fratelli d'Italia, in quanto partito egemone, attrae una quota di elettori provenienti da Lega e Forza Italia. Questi numeri indicano, quindi, un riequilibrio dei rapporti di forza all'interno della coalizione. La Lega, rispetto al 2022, perde pezzi sia a destra, verso Meloni, sia verso l'astensione. Il radicamento territoriale, soprattutto nel Nord, resta importante, ma il dato racconta di una difficoltà a mantenere compatta la base. Anche Forza Italia subisce un'emorragia simile: molti ex elettori guardano oggi a FdI, altri si rifugiano nell'astensione. Questo movimento interno va letto come una ricomposizione del consenso più che come una fuga dal centrodestra.
I movimenti nel centrosinistra Nel campo opposto, il Partito Democratico riesce a trattenere una parte consistente del proprio elettorato 2022, ma registra anche defezioni. Una quota di ex elettori si sposta verso altre sigle progressiste, come Alleanza Verdi Sinistra e M5S. Da non trascurare quindi la quota di elettorato che Schlein cede a Conte (10%) mentre gli ex grillini restituiscono poco consenso al partito di Elly (4%). Quindi il saldo è a favore del M5S. Azione, Italia Viva e +Europa si contendono soprattutto lo spazio dell'elettorato riformista e liberale. Chi nel 2022 aveva scelto il Terzo Polo non necessariamente si riconferma, ma può guardare a Pd, a +Europa o persino all'astensione. È l'effetto della frammentazione centrista, che rende difficile costruire fedeltà duratura.
Il ruolo del Movimento 5 Stelle Il Movimento 5 Stelle continua a rappresentare un caso peculiare. Rispetto al 2022, il grosso dell'elettorato resta fedele, ma c'è una quota significativa che si dichiara indecisa o che pensa di non votare (17%). Interessante anche il fatto che dal M5S partano pochi flussi diretti verso altri partiti. Più che cambiare bandiera, l'elettore pentastellato tende a ritirarsi nel limbo dell'astensione o dell'indecisione, come tra l'altro spesso già accade nelle competizioni amministrative.
Indecisi e astensione Il partito che non c'è, è anche quello che aggrega. Forse il dato più importante di questa fotografia è la crescita del bacino degli indecisi e dei non votanti. L'impressione è che, al di là dei movimenti interni alle coalizioni, il vero travaso trasversale sia quello verso l'astensione. Si tratta di un fenomeno che non riguarda un solo schieramento, ma investe l'intero sistema politico. E questo dato dovrebbe preoccupare più di qualsiasi perdita interna perché indica non solo una disaffezione verso singoli partiti, ma un raffreddamento del rapporto tra cittadini e politica in generale. Se c'è un messaggio chiaro che viene da questi numeri è che la vera partita politica non si gioca solo tra i partiti, ma ad un livello più alto, tra Politica e Società.