Ma per i progressisti la priorità è censurare i manifesti leghisti

Scritto il 27/07/2025
da Fabrizio de Feo

Il Comune di Roma rifiuta di affiggere le immagini sul decreto sicurezza: "Stereotipi etnici". La replica: "Difeso chi scippa"

È scontro aperto tra il Comune di Roma e la Lega per la decisione del Campidoglio di far rimuovere alcuni manifesti pubblicitari affissi nella Capitale e promossi dal partito di Matteo Salvini.
I manifesti in questione, pensati per comunicare le misure contenute nel Decreto Sicurezza, sono stati giudicati lesivi della dignità individuale e portatori di stereotipi etnici e per questo rimossi.
Uno dei manifesti incriminati recita: «Scippi in metro? Ora finisci in galera senza scuse», accompagnato da un’immagine generata con intelligenza artificiale che ritrae una donna scortata da un agente di polizia.
Un altro recita: «Occupi una casa? Ti buttiamo fuori in 24 ore». Secondo il Campidoglio, tali immagini veicolano messaggi che violano le norme comunali perché conterrebbero riferimenti a persone di etnia rom o di colore.
La reazione della Lega è immediata. «È un bavaglio comunista», dichiara il partito in una nota, «un attacco alla democrazia» e uno «sfregio alla libertà di opinione». I leghisti promettono battaglia in tutte le sedi istituzionali, annunciando interrogazioni in Aula e nuove campagne comunicative a livello nazionale. «Non ci faremo imbavagliare», è il monito rivolto al sindaco Roberto Gualtieri.
A rincarare la dose ci pensano diversi esponenti del Carroccio. Il segretario regionale del Lazio, Davide Bordoni, parla esplicitamente di «censura», mentre i consiglieri comunali Fabrizio Santori e Maurizio Politi definiscono la rimozione dei manifesti come «un abuso inaccettabile» e «un segnale inquietante per la libertà di espressione». Anche il vicesegretario, Claudio Durigon, prende posizione parlando di «mezzucci subdoli», accusando il Comune di Roma di agire con due pesi e due misure, «censurando la Lega ma non mostrando timidezza nel sostenere manifestazioni della sinistra».
In linea con questa visione anche Simonetta Matone, secondo cui il Campidoglio starebbe cercando di oscurare le «buone politiche» della Lega, come quelle previste dal Decreto Sicurezza per restituire rapidamente le case occupate ai legittimi proprietari.
Per cercare di disinnescare le interpretazioni politiche arriva la replica del Comune. In una nota ufficiale, il Campidoglio precisa che la decisione non è politica ma «un atto adottato autonomamente dagli uffici». Nessuna censura, dunque, ma semplice applicazione di norme che vietano la diffusione pubblicitaria di contenuti stereotipati, violenti o discriminatori, comprese raffigurazioni basate su etnia o credo religioso. Il Comune ricorda infine che la Lega potrà presentare ricorso o modificare i contenuti in modo conforme.
Il clima però resta rovente. E il partito di Matteo Salvini, deciso a ribattere colpo su colpo, annuncia una campagna su scala nazionale e lancia magliette dedicate. «Mentre a Milano il Pd si scandalizzava per i filmati delle scippatrici nella metro (ora la sinistra meneghina ha ben altro genere di problemi...), a Roma il Pd censura i manifesti della Lega sul Decreto sicurezza perché contengono immagini prodotte con l'IA. In pratica, la sinistra vieta sia le immagini reali che quelle artificiali. Tutto pur di nascondere la verità».
E Nicola Molteni sottosegretario all’Interno chiosa: «Misure di legalità e buonsenso evidentemente a certa sinistra fanno venire l’orticaria. Le forze dell’ordine devono essere messe in condizione di proteggere i cittadini e tutelare l’ordine pubblico, non possono essere mandati a caccia di manifesti sgraditi al sindaco».