"Mio padre ha solo combattuto il sistema". Bufera sul figlio di Totò Riina

Scritto il 19/09/2025
da Francesca Galici

L'uomo ha raccontato la sua versione della vita del padre in un noto podcast siciliano

Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss Totò Riina, è stato intervistato da Lo Sperone Podcast, molto seguito in Sicilia, e ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito a suo padre che stanno facendo discutere. Nessuna critica verso la famiglia, nessuna condanna per quanto fatto dal padre nelle parole di "Salvuccio", come viene spesso chiamato.

"Mio padre non ha mai ordinato l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Giovanni Falcone, quando l'hanno ammazzato, non dava più fastidio alla mafia o a Totò Riina, ma ad altri dietro le quinte. L'antimafia è un carrozzone composto da gente che ha bisogno di stare sotto i riflettori e a dimostrarlo sono i casi della giudice Silvana Saguto e dell'imprenditore Antonello Montante, finti e antimafiosi di facciata", ha dichiarato l'uomo al microfono di Gioacchino Gargano e Luca Ferrito. Il padre, a suo avviso. "Era un uomo con la u maiuscola. Una persona che ha sempre combattuto il sistema. Serio, onesto, manteneva la parola data e pensava alla sua famiglia. Non l’ho mai visto compiere un atto di violenza o tornare a casa con una pistola in mano e sporco di sangue", ha dichiarato ancora il figlio del boss.

"È stato arrestato perché dava fastidio, così come a un certo punto hanno dato fastidio Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, perché erano malati e non servivano più in quello stato a quelli che detenevano veramente il denaro della mafia", ha detto ancora l'uomo, al quale è stata data parola nel podcast in nome della libertà di parola. Il figlio di Riina azzarda anche un paragone, senza contraddittorio, con i bambini di Gaza, perché "come i piccoli palestinesi, ho vissuto sempre cose fossi in perenne emergenza. Anche se, quando dovevamo scappare da un rifugio all’altro con papà, per me era come una festa perché conoscevo posti nuovi e gente nuova. D’altra parte non mi è stato mai proibito di uscire di casa. Sono pure nato nella clinica Noto, la più famosa di Palermo, col nome e cognome di mio padre. E tutti lo sapevano".