Un anno dopo Parigi, c'è un'Italia che ha ripreso a vincere. Ripartendo dalla nuova generazione che, ad esempio, proprio in questi giorni sta dominando il Festival Olimpico della Gioventù Europea (EYOF) di Skopje, dove dall'atletica al nuoto il tricolore svetta a suon di prestazioni lusinghiere e medaglie da consolidare. «È un'onda lunga che non si ferma» lo testimonia direttamente dalle gare in Macedonia Carlo Mornati, riconfermato segretario generale del CONI dal neo presidente Luciano Buonfiglio e segretario del Comitati olimpici europei.
Mornati, il quadriennio è già cominciato e arrivano le prime risposte in chiave 2028?
«Sì, i ragazzi stanno andando molto bene. Per loro è un vero e proprio momento di aggregazione olimpica».
È la prima estate test verso Los Angeles.
«Se guardiamo ai risultati sta procedendo bene. Dal punto di vista dell'organizzazione siamo stati ad aprile la prima volta e stiamo cercando una sede per il pre-training camp. Non sarà un’edizione facile: sarà un’Olimpiade “spartana” con spostamenti lunghi».
Chiederà un consiglio a Niccolò Campriani, membro del comitato organizzatore?
«Ci siamo sentiti più che altro per avere qualche suggerimento. Del resto porteremo dall’Italia all’altra parte del pianeta 1.500 persone tra atleti, tecnici e personale di
supporto. A Tokyo, nonostante il Covid, riuscimmo a organizzare tutto molto bene grazie ai rapporti con le istituzioni ».
Un anno fa iniziavano i Giochi di Parigi in cui lei era il capo missione. Siete riusciti a migliorare Tokyo. Come?
«Quella è un'onda lunga che parte da lontano, e la prova provata sono questi Giochi giovanili. Penso alla Doualla che ha fatto il terzo tempo nei 100 metri a 15 anni, ma come lei ce ne sono tanti altri. Da questi Giochi sono passati Alice D'Amato e Ceccon, che poi hanno vinto a Parigi».
Il Coni come supporta gli atleti?
«Abbiamo assecondato il lavoro delle federazioni, dando un supporto anche scientifico, medico e tecnologico. Ci si dà una mano a vicenda e i risultati si sono visti».
Il ruolo del Centro di preparazione olimpica sta facendo la differenza?
«Sì, perché il 65% delle medaglie passa attraverso le tre sedi di Tirrenia, di Formia e dell’Acqua Acetosa. Qui le 28 federazioni olimpiche svolgono raduni permanenti. Negli ultimi 15 anni sono stati fatti 25 milioni di investimenti. L'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport segue le federazioni ed è un punto di riferimento mondiale».
La piccola Italia come può contrastare le potenze straniere?
«Con l'organizzazione. Noi giochiamo su numeri molto piccoli: c'è un lavoro molto più artigianale rispetto alle altre nazioni. Noi siamo il fine artigianato italiano che lavora su una qualità altissima, non sulla quantità, e andiamo contro l'industria.
Spesso l'artigianato vince sull'industria e su quello riusciamo ancora a fare la differenza».
Meno di 200 giorni a Milano- Cortina. Che Olimpiade sarà?
«Saranno Giochi nel solco della bellezza e della tradizione degli sport invernali. Per gli atleti vincere un oro sulle Tofane di Cortina sarà come vincere nel tennis a Wimbledon».
Non sono mancate le contestazioni.
«In Italia abbiamo una critica facile, ma gli italiani alla fine saranno fieri e orgogliosi dell’evento nel loro Paese».
In Italia lo sport viene visto come un di più. «Lo sport non è considerato con la dignità che merita. Il giorno in cui non rimarrà fuori dai piani didattici scolastici e ci adegueremo agli altri Paesi del mondo, risolveremo tanti dei nostri problemi».