"Stiamo assistendo ad una formidabile campagna denigratoria nei confronti di una città": e le conseguenze le pagheranno tutti, perché "non serve all'Italia la demolizione di un modello che da almeno venticinque anni ha saputo produrre, grazie ad una serie di straordinarie accelerazioni, ricchezza per un intero Paese". Per dieci giorni Stefano Boeri, architetto famoso nel mondo, investito in pieno insieme al sindaco Beppe Sala e a una lunga serie di vip dall'inchiesta della Procura sul lato occulto dell'Urbanistica milanese, ha taciuto. Ma ieri decide di averne avuto abbastanza. Sulla sua pagina Facebook pubblica un lungo, accorato sfogo: per difendere se stesso ma anche il "modello Milano", la frenesia edilizia che in questi anni ha cambiato il volto del capoluogo lombardo, di cui lui è stato uno dei protagonisti discussi, ora al centro di un'inchiesta penale in cui le sorti dell'archistar e del sindaco appaiono strettamente connesse.
Boeri si dichiara vittima di una "violenta campagna diffamatoria, dovuta in particolare alla diffusione di una serie di frammenti decontestualizzati di miei messaggi privati, trasmessi agli organi di informazione prima che ai miei legali e al sottoscritto". Sono le chat in particolare tra lui e Sala, i quasi milletrecento messaggi in cui l'archistar fornisce e richiede informazioni al sindaco, concordando con lui passaggi cruciali dell'edilizia milanese, muovendosi come un autorevole consigliere occulto. Secondo Boeri "frammenti di miei messaggi sono stati infatti pubblicati e tra loro montati in modo pretestuoso". Nel mirino sembrano esserci soprattutto i mezzi di informazione, responsabili di questa alterazione (che in realtà, leggendo le carte, ha quasi sempre ripreso le interpretazioni delle chat fornite dagli inquirenti). Boeri spiega che "prendilo come warning", il messaggio mandato a Sala sulla pratica edilizia del Pirellino, non fu un avvertimento né una minaccia ma un "vivo allarme"; la pressione sul Corriere della sera per rimuovere la notizia di uno stupro puntava solo a bloccare di un "pettegolezzo infondato"; la battuta secondo cui "bisognerebbe dire a Majorino che più trattiamo con i guanti gli homeless più ne arrivano" era in realtà era "la comunicazione privata di una malevola battuta che circolava in quel periodo".
E via di questo passo. Ma più dei singoli passaggi, a stare a cuore a Boeri è rivendicare il proprio ruolo in una città "dove da una vita, come architetto, docente, assessore, presidente di un'istituzione culturale, propongo incessantemente le mie idee per una città più verde e inclusiva". Però, dice Boeri, i miei progetti non hanno avuto una corsia preferenziale, e anzi "la gran parte delle mie proposte è naufragata". Ammette che si rischia che "Milano diventi una metropoli di anziani agiati" e che "serve una più incisiva politica di redistribuzione delle ricchezze": ma per il modello di sviluppo di questi anni ha solo parole di orgoglio, come per il proprio lavoro. "Amo questa città. Sono un architetto e non un cementificatore. E ho fiducia nel lavoro della magistratura", conclude Boeri.
È una mossa inattesa, quella dell'archistar, anche perché arriva in un momento delicato dell'inchiesta. Boeri in questa vicenda è indagato a piede libero, per lui i pubblici ministeri non hanno chiesto misure cautelari anche se gli attribuiscono un ruolo centrale nella "giunta ombra" che secondo loro ha governato la città. E proprio in questi giorni il giudice preliminare Mattia Fiorentini deve decidere la sorte dei sei indagati che la Procura vuole mettere agli arresti, tra cui il costruttore Manfredi Catella, che dai documenti e dalle chat appare strettamente legato a Boeri, in un triangolo con l'amministrazione comunale impersonata dal presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni, sempre pronto ad ascoltare le ragioni dei due su una lunga serie di progetti: come quello del Pirellino. È vero, scrive ora Boeri, che alla fine il progetto venne sbloccato: ma "solo dopo la sofferta rinuncia all'idea originale di Torre Botanica, un'architettura sperimentale e avanzata a cui tenevo molto e che ritengo avrebbe offerto a Milano un importante riconoscimento internazionale".